LA SERRA

ANNO: 2016
LOCATION: PIACENZA (LOC. PITTOLO)
CLIENTE: PRIVATO
STATO PROGETTO: COMPLETATO

All’interno del parco di pertinenza di una villa neoclassica settecentesca si trovava questa vecchia serra, il cui pessimo stato di conservazione scoraggiò inizialmente qualsiasi volontà di intervento di restauro e recupero dei suoi “antichi splendori”.

Fu sicuramente il fascino di quel ritmico susseguirsi di arcate, la serialità inconsueta di quelle mensole di legno seccate dal sole e la magia della luce del tramonto che entrava in maniera prepotente dalle fitte finestre che convinse committenza e progettista a conservare in maniera maniacale tutto ciò che restava di quella vecchia serra.

Ciò che restava altro non era che la scatola muraria perimetrale; ma d’altra parte nulla è storicamente più significativo dell’involucro per questa tipologia di edifici, proprio per il fatto di filtrare i raggi solari mitigando il clima interno.


Il rapporto interno-esterno rimane il tema predominante di tutto il progetto.

Si tratta di un grande open space su due livelli, al piano terra la zona giorno ruota attorno al camino, esponendo l’area dei divani alla massima luce, nell’angolo più finestrato di tutta la casa; alla quota del soppalco di nuova costruzione invece, si trova la zona notte, più intima e illuminata dai lucernari.

L’ingresso, leggermente rialzato, guarda il prospetto laterale della scala, il cui disegno è enfatizzato da uno schermo di fondo realizzato in montanti di legno di rovere tinto scuro, che ha lo scopo di nascondere un disimpegno al piano terra e la zona notte al livello superiore. Questa sorta di “gelosia” verticale, diventa fulcro e baricentro di tutto lo spazio, condizionandone i percorsi sia orizzontali che verticali, restituendo l’intimità necessaria alla vita notturna e rendendo ancora una volta protagonista la luce, questa volta volontariamente filtrata.


La cucina è aperta sul soggiorno e un’isola centrale attrezzata conclude con un tavolo in ferro naturale, realizzato su disegno, con piano in formelle di pietra materica incisa ad acquaforte. In questo modo si crea una relazione continua tra la preparazione dei cibi e il loro consumo, fondendo l’idea del tradizionale mobile-tavolo da pranzo al banco di lavoro, in un unico grande “piano conviviale” solido e con una forte identità.

Riassumendo il progetto in poche righe si potrebbe affermare che esso concretizza il desiderio, nonché la vocazione stessa del fabbricato originario, di subordinare le funzioni vitali alla LUCE, favorendo un modo di abitare fluido, aperto, privo di gerarchizzazioni planimetriche.   

“Un gioco sapiente e meraviglioso…. di relazioni … sotto la luce”.