PERCHE’ RICCIONE

ODE A RICCIONE

A Riccione ti ci puoi trovare da bambino, affidato alla nonna dai genitori, che intanto lavorano in città, oppure all’addio al celibato del tuo migliore amico con una bambola gonfiabile in braccio che accompagni in viale Ceccarini, ma anche in macchina ubriaco che torni dalla “collina” la mattina con le orecchie anestetizzate dai woofer delle discoteche. Poi ti ci puoi ritrovare ad inizio estate, prima delle ferie, quelle serie…perché l’acqua non è bella, ti ci trovi comunque perché ti piace camminare sul bagnasciuga per chilometri e chilometri, guardare il fisico tonico degli altri e confrontarlo con il tuo. Forse è per tale confronto che continui a camminare, camminare… e cammini anche la sera, sul lungomare splendido o tra le vie dei negozi, per essere anche tu classificato tra i “tonici” della mattina dopo.

Quello che ti frega è l’aperitivo, ti viene voglia di sederti ovunque, poi si sa, il Romagnolo è così gentile, fa così bene il proprio lavoro che ti fermeresti fino a saltare la cena, ma questo non accade perchè ti “interessa” anche la cena.

La qualità del pranzo e della cena a Riccione sono una garanzia, tanto da poterti permettere una pensione completa nell’albergo dove alloggi, non è una questione di stelle, credo sia scritto proprio nella genetica dei Romagnoli – accontentare il turista.

Così, dalla mia infanzia ad oggi torno in questo luogo ogni anno e mi piace immaginare di tornarci fino alla fine dei miei giorni. Intanto, per abituarmi all’anzianità, mi capita anche di operare scelte delle quali mi vergognerei in qualsiasi altro posto del mondo, come la pensione completa.

LE COSE CHE AMO

Non smetto di fare l’architetto neanche con i piedi in ammollo a passeggio in riva al mare e proprio perché torno ogni anno, passo in rassegna i miei edifici preferiti, le vecchie colonie marine, le nuove architetture alberghiere e la vista rassicurante dei pattini arenati.

Camminando rifletti sul passato e sul presente di questo litorale costruito, pensi alle colonie quando erano popolate da migliaia di bambini di ogni ceto sociale, dalle prime cure talassoterapiche ai bagni di sole dei giovani balilla. Ho scoperto che nel 1934 anche Ettore Sottsass con Alfio Guaitoli vinsero un concorso per costruirne una. Dagli anni settanta vengono progressivamente abbandonate, oggi questa archeologia balneare è fusa insieme alle pensioni dal discutibile stile classicheggiante ed ai nuovi hotel di tendenza.

Due parole a favore della definizione “di tendenza”. Per molti anni e purtroppo anche oggi, le cinque stelle sono sinonimo di ostentazione del lusso, spesso a scapito della qualità nelle scelte distributive e del buon gusto. Detesto dorature e finti marmi, in hotel a Riccione puoi scegliere finalmente di: svegliarti e guardare il mare da una finestra gigante, fare fitness e guardare il mare da una finestra gigante, cenare sul tetto-terrazza e guardare il mare… e persino farti l’idromassaggio all’aperto guardando il mare. Sicuramente anche con meno di cinque stelle. Se questa è la “tendenza”, evviva!

Bisognerebbe forse definirlo senso pratico, o meglio buon senso.

Sempre a proposito del senso pratico romagnolo, fino al 2010, al posto dell’attuale lungomare, c’era una strada a doppio senso di circolazione.

Esigenze: eliminare traffico e parcheggi a vista, dotare la città di un’area pedonale a ridosso della spiaggia, mettere in relazione tutte quelle attività quali stabilimenti balneari,  ristoranti e alberghi e infine dare “respiro” a questa fascia così significativa per la comunità riccionese.

Risultato: 625 posti auto interrati buona parte a disposizione di alberghi e privati, 22.500 metri quadrati di aree verdi all’interno delle quali i ristoranti già attivi in loco conducono un servizio al tavolo per gli ospiti. Materiali usati per pavimentazioni:  quarzo-arenite, marmo di Trani, cordoli e opere monumentali in marmo Bianco di Carrara, percorsi sinuosi pavimentati in doghe di legno all’interno delle aree verdi.

Se penso ad un confronto con l’arredo urbano della mia città rabbrividisco.

Poi c’è la sera e lo shopping e su questi due temi Riccione è davvero insuperabile.

Si può amare o meno questo tipo di “attività”, che va dalla scelta del locale con l’atmosfera giusta per bere un cocktail, alla ricerca del capo più fashion o delle sneakers più estreme…ma qualunque sia la patologia consumistica individuale di cui si soffre, qui c’è sempre la relativa soddisfazione.

A tale proposito segnalo quello che per me è lo spazio più interessante che non posso fare a meno di visitare ogni anno fin dalla sua nascita negli anni 90, seguendo tutti i suoi spostamenti, una vera e propria istituzione: il Block 60.

Si tratta di un concept store che mescola abiti, libri, design, occhiali, vinili e altro rispettando la regola della indiscutibile originalità/qualità di tutti gli articoli proposti. Non entro in questo spazio per fare banalmente shopping, mi piace proprio scoprire ogni volta l’evolversi della sua identità, la convergenza tra commercio e cultura, il suo essere sempre “contemporaneo”. Apprezzo il suo stile, la ricerca aziendale accurata che sottintende, la cura per i dettagli e soprattutto il costante aggiornamento nella scelta degli articoli che espone.

Nella libreria del Block 60, sulla mensola dei libri consigliati, ho scoperto autori come Jonathan Franzen, E.Carrère, J.Williams e K.Haruf,  che poi ho riposto in casa sulla mensola dei “miei” preferiti, per non parlare della sezione design, fotografia e architettura.

Concludo questa dichiarazione d’amore a Riccione con una precisazione; il mio racconto parla di luoghi e abitudini apparentemente radical chic, per usare un termine piuttosto abusato. Io vado in giugno, faccio pensione completa in un albergo a conduzione familiare in Abissinia (zona sud), compro magliette e libri al Block 60 e nel caso fossi classificato R.S me ne farò una ragione.

Perché Riccione è di tutti e per tutti.