
sulla casa
Perché scrivere sulla casa.
In primo luogo perché amo questo tema e come per tutti gli “affetti” significativi ho cercato di approfondirne la conoscenza. La residenza privata ritengo rappresenti l’esperienza più intima dell’abitare, al suo interno si cresce, si gioisce e si soffre, ci si annoia, si mangia, si dorme e si sogna, si ama e si odia, senza contare il tempo, probabilmente il bene più prezioso del nostro secolo, che vi passiamo.
Per queste ragioni e non solo credo che la casa rappresenti il microcosmo ideale che ciascun individuo ha immaginato almeno una volta nella propria vita, vi si è trovato al suo interno, l’ha visualizzata nelle sue forme e nei suoi spazi, in un luogo preciso del mondo.
Dal mio punto di vista, dell’architetto intendo, è la fortuna più grande potermi dedicare ad un progetto di tale importanza. L’empatia che può nascere con il committente che racconta la sua idea di casa, nei modi più disparati e spesso confusi, non è solo l’inizio di un’esperienza professionale, ma una sorta di complicità che conferisce un significato particolare al mio operare.
Nel delinearsi del progetto mi accorgo che la fusione di istanze/aspettative da una parte e di mie competenze dall’altra, porta ogni volta ad un risultato diverso, ed è questa Diversità la qualità credo più importante della mia architettura. Non ho mai progettato case uguali, ma case individuali, abbandonando questioni di stili.