WESTWORLD

Perchè Westworld? Perché una serie TV?

Indipendentemente dalla sceneggiatura geniale e dalla regia virtuosa, ho trovato interessante la “futuribilità” dell’architettura contemporanea scelta per girare la terza serie e le riflessioni indotte dal rapporto ipotizzato tra quest’ultima e la natura. Ambientata nel 2058, anziché creare città ed architetture artificiali, Bjarke Ingels, consulente architettonico e  nota archistar danese cresciuta nello studio di Rem Koolhaas, sceglie contesti urbani esistenti. In una rappresentazione del mondo che sta a metà tra il reale ed il virtuale, risulta inoltre curioso l’aver utilizzato architetture in cui l’elemento naturale (acqua, aria, luce e vegetazione), per altro sempre presente, si manifesta in modo più o meno esplicito. Nell’ultimo episodio della seconda stagione numerose scene sono girate nella celebre casa Millard (“La miniatura”) di Frank Lloyd Wright, a Pasadena in California. In questo caso l’elemento naturale entra in maniera metaforica, ed è lo stesso Wright a raccontarcelo: “ La Miniatura sorse come crescono i cactus…scientificamente. Doveva interpretare le esigenze di Alice Millard quale collezionista di libri…Spiegai l’idea: una sorta di albero ambientato fra altri alberi, nella sua terra natia…”

Nella terza stagione, in cui cambia radicalmente il contesto, si passa dal passato al futuro e gli umanoidi con la coscienza ribelle non si trovano più in uno scenario western, bensì in una città del futuro prossimo (2058), e proprio la prima location, pur partendo da un interno domestico, lo conferma. La celebre Crescent House di Wallace Cunningham, apre il primo episodio ed anche qui, la fusione tra interno ed esterno, tra artificiale e naturale rimane il leitmotiv delle scelte di Ingels, in un sempre differente dialogo tra architettura e ambiente.

Quando invece occorre immaginare la metropoli del futuro non a caso Singapore diventa la location ideale. Nella città giardino asiatica, nella quale ogni cittadino ha a disposizione 66mq. di area verde, vengono girate le scene urbane, tra l’hotel Park Royal e il Lasalle College of Arts, per quanto riguarda quelle meno dinamiche e tra Orchard Road e l’Helix Bridge per quelle d’azione.

Unico segno del passato, cioè del nostro presente, è l’insegna di Prada del centro commerciale di Orchard Road ben visibile sullo sfondo , un buon augurio per la moda italiana.

L’abitazione di uno dei personaggi più significativi della serie, ci porta in Spagna, a Barcellona, ed è la celebre “La Fàbrica”, casa studio di Ricardo Bofill, della quale già mi innamorai in una precedente pubblicazione. Anche in questo caso l’elemento naturale risulta per niente marginale.

Sempre in Spagna, a Valencia, si trova la sede della compagnia che si occupa della gestione dei parchi tematici “ dove tutto è concesso” , tema trainante della serie completa. Ovviamente nessuna architettura poteva essere più idonea della fantascientifica Città della Scienza di Santiago Calatrava, dove l’acqua prende il posto della vegetazione e le architetture emergono evocando zoomorfismi scultorei resi possibili dalle ardite scelte strutturali dell’architetto valenciano.